Una modellazione ibrida per la nuova diga idroelettrica - Svizzera

A sinistra: Najla Schaller e Samuel Vorlet, assistenti scientifici, e Pedram Sahraei, ingegnere progetto. A destra: Giovanni De Cesare @ 2021 EPFL

A sinistra: Najla Schaller e Samuel Vorlet, assistenti scientifici, e Pedram Sahraei, ingegnere progetto. A destra: Giovanni De Cesare @ 2021 EPFL

L’EPFL ha completato una serie di prove sulla futura diga di Massongex-Bex-Rhône. Una modellazione ibrida digitale-fisica ha permesso di affinare i dettagli del layout.

(Rinnovabili.it) – L’idroelettrico gioca un ruolo importante nella produzione energetica della Svizzera, fornendo circa il 57% dell’elettricità nazionale. D’altra parte le caratteristiche idro-morfologiche del Paese – ricco di pendii, valli, laghi e fiumi – offrono grandi opportunità di sfruttamento della risorsa. Al punto che, nel contesto europeo, la Svizzera è quarta per impiego delle sue acque ai fini energetici, dietro Norvegia, Austria e Islanda. Non meraviglia dunque che arrivi proprio da qui arrivi il progetto di una nuova diga idroelettrica a basso impatto sull’ambiente.

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Frutto dell’iniziativa Massongex-Bex-Rhône (MBR), il sistema è stato testato sia fisicamente che digitalmente dagli ingegneri della Platform of Hydraulic Constructions (PL-LCH) dell’EPFL. Le indagini sono partite nel 2020 su un modello in scala 1:45, di circa 5 x 12 metri di dimensioni. L’obiettivo? Calcolare l’efficienza energetica assicurandosi che la nuova diga idroelettrica non producesse danni sull’ecosistema naturale circostante, pur raggiungendo il suo potenziale.

Nel dettaglio, la costruzione e gli esperimenti su un modello fisico garantiscono che l’installazione produrrà energia in modo ottimale, riducendo al minimo gli impatti su flusso, sedimenti e fauna ittica del fiume. Le varie prove effettuate hanno pertanto consetitito di regolare al meglio la geometria della diga migliorandone le portate e analizzando il passaggio di sedimenti e corpi galleggianti durante le piene.

“Abbiamo anche sviluppato un modello computerizzato della diga in modo da poter eseguire sia test fisici che simulazioni digitali”, afferma Giovanni De Cesare, ingegnere civile e responsabile delle operazioni presso PL-LCH. “Le simulazioni al computer ci hanno permesso di comprendere gli effetti del cambiamento della struttura del modello”. Una volta installata in funzione – nel 2026 – la nuova diga idroelettrica dovrebbe generare 80mila MWh l’anno, sufficienti ad alimentare 20.000 famiglie. È equivalente all’energia prodotta da 15 turbine eoliche o da moduli solari che coprono l’area di 45 campi da calcio.

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Nel Paese attualmente oltre 670 centrali idroelettriche con una capacità di almeno 300 kW e in grado di generare una potenza massima complessiva sopra i 15.500 MW.